OLIVIA ORGNACCO DI TOMA
Nata ad Udine nel 1950.
Studia a Venezia dove dopo il Liceo Artistico si diploma all’Accademia di Belle Arti in scultura col Maestro Alberto Viani e frequenta la Scuola Internazionale di Grafica seguendo i corsi di incisione col Maestro Licata. Partecipa alla vita artistica della città incontrando importanti protagonisti dell’arte contemporanea.
Nel 1970 inizia il suo contatto col pubblico in Italia e all’estero attraverso mostre personali e collettive.
La sua ricerca artistica, espressa peculiarmente nella dimensione scultorea, coerente nel tempo con un percorso simbolico che sottolinea aspetti antropologici ed estetici quali il bene, il male, il bello, la fine, ha sempre suscitato forti emozioni.
Ha ottenuto prestigiosi riconoscimenti e le sue opere figurano in molte collezioni private e istituzioni pubbliche. La sua attivitá é documentata presso l’Archivio Storico delle Arti Contemporanee della Biennale di Venezia, l'Archivio per l'Arte Italiana del '900 di Firenze, la Biblioteca d’Arte della Pinacoteca e Museo delle Ceramiche di Pesaro.
Per molti anni insegna scultura al Liceo Artistico Statale di Treviso.
LA MIA ARTE E’ UN PENSIERO SENZA FINE
“La mia produzione artistica ha fondamento nel mio io più nascosto, dove i pensieri galoppano senza fermarsi mai. Pensieri che si concretizzano sempre in sculture atte a comunicare agli altri momenti di riflessione su questa nostra vita così misteriosa, ricca di emozioni e spesso difficile da percorrere, e su quello che è stata per coloro che sono passati prima di noi lasciandoci una traccia da arbitrariamente scegliere. Se le mie opere comunicano queste emozioni, allora sono riuscita nel mio intento e, a dire la verità, non è poco. Grazie. “
Olivia Orgnacco Di Toma
Enrico Buda “LA VERNICE” 1970.
In OLIVIA ORGNACCO si legge una certa compiacenza a sviluppare improvvisamente, e senza alcuna preparazione di carattere grafico o cromatico, le sue tesi stilistiche.
Ecco quindi un cromatismo dilatato e spesso complesso per gli incontri di contrasto con le sfumature che si ricompongono e principalmente per certe dizioni interpretative in senso orizzontale o verticale nelle quali si articola il suo racconto. La tecnica mista che a volte rasenta il monotipo, agevola ed impreziosisce questa sua forma espressiva.
TRA CIELO E TERRA: La terra, lavorata e cotta secondo mille tecniche diverse, si presenta -al tatto- ora ruvida e scabra ora liscia . Ora rugosa, ora piena e compatta. Esattamente come l’universo iconico di Olivia Orgnacco che coinvolge l’osservatore con dolcezza e con forza. Talora con la rabbia di una denuncia, talora con la riflessività pausata di un pensiero che vola piano nella mente e finisce, con estrema levità, per assumere la forma concretissima di una situazione usale e quotidiana. Un universo per sua natura discontinuo, studiato con straordinaria bravura in ogni intervallo, in tutti gli anfratti: vi trovano un ruolo sia ancestrali suggestioni culturali (lo sguardo senza tempo delle donne etrusche e i canopi che alludono al ciclo della vita) che un attualissimo sguardo indagatore che si posa -con curiosità inesausta- ovunque. Ovunque scoprendo un alito di vita e, talora, un angolo di visuale affatto nuovo. Diventano protagonisti, con una immediatezza che stupisce, gli oggetti della quotidianità (un libro, una scatola, un orologio, il fregio anonimo e ripetuto - ma ogni volta con una individualità diversa - di un tendaggio). Diventano protagonisti la figura dell’uomo e, soprattutto, della donna. Proprio della condizione femminile, prima che ogni altra cosa, Olivia Orgnacco appare acuta indagatrice, con uno sguardo ora ironico ora pensoso e perfino preoccupato.La donna della Orgnacco si confonde con gli emblemi della vita di ogni giorno ed è sempre in procinto di perdersi nel labirinto di tanti sentimenti diversi. Ma questa donna, dagli occhi che interrogano e frugano l’anima, tiene in mano un robusto filo d’Arianna che la aiuta ad orientarsi. Non appare mai presa alla sprovvista ed è sempre padrona dei propri sentimenti. Il segreto di questa padronanza\presenza risiede certo in un rapporto non mediato con la natura, con gli eventi che reggono in modo immutabile la vita: il sorgere del sole, il suo coprirsi di nuvole, il suo riemergere, il suo tramontare. Con la premessa eterna di una nuova aurora. C’è un senso profondo e sicuro della vita, in tutto questo, il suo ritmo, la necessità di affrontarla senza enfasi. Costruendo piano, con fatica giornaliera, gli strumenti per imparare, codificare, analizzare. C’è il senso antico dell’homo faber, che affonda le mani nella terra umida e molle, ne evoca -ogni volta reinventando e rinnovando- le forme che corrispondono al pensiero. E poi cuoce il suo impasto per dargli forza, per sfidare il tempo, per fissare un attimo e dargli una parvenza di eternità. Olivia Orgnacco vive questa sua dimensione con grande forza inventiva.
E anche con un gusto per l’inedito che fa, di questa sua personale trevigiana, un momento alto della vita culturale cittadina.
Gian DomenicoMazzocato - presentazione della mostra "tra Cielo e Terra"aprile 2000 Palazzo Giacomelli- sede di rappresentanza di Unindustria Treviso
La scultura di Olivia Orgnacco
Dalla terra rossa, fatta di passato e di ceneri affiorano le figure di Olivia Orgnacco, come per una inattesa resurrezione. Sembrano e sono sfiorate dalle rosee dita dell’Aurora come diceva un lontanissimo poeta greco e sopratutto le quattro donne, nelle varie fasi della loro età sembrano emergere dalla lontana terra etrusca, stupefatte di questo ritorno nella dolce vita in cui l’arte le ricolloca.
Il colore della terra in cui le mani di Olivia le hanno plasmate dà loro la morbidezza della carne, le fa vivere e si possono accarezzare. Questa scultura fatta di bozzetti che prevedono una forma e una ispirazione sempre maggiori ci riporta alla nostra grande tradizione e come non ricordare il nostro Arturo Martini con quelle sue terrecotte in cui paiono respirare Veneri Addormentate.
In qualche busto di donna, protesa in avanti, come per ascoltare, c’è una espressione stupefatta di chi non si è ancora resa conto di essere riapparsa, talvolta in modi inconsueti come quella che compare fra un mucchio di tegole,come se fosse uscita da una antica casa abbandonata .
E tutte queste terre sono vive, invece di dare piante o erbe danno immagini, come per una creazione mitica. Arte antica ed estremamente pura e iniziata che sembra uscita, come dice D’Annunzio, “dall’Ellade materna dove ogni pietra è figlia della luce”. Sono brevi parole ma con un lungo abbraccio
CINO BOCCAZZI-11/4/2000
Premio letterario Giovanni Comisso
"La donna cavallo" non ha altro intorno a sè. Accenna un passo, quasi a rifiuto dell'immobilità perpetua della sua bellezza: è un attimo di proposta, un ironico istinto di sfida a chi le sta di fronte.
Consapevole, getta la sua fisicità ma lo sguardo è allerta altrove, continua ricerca e contagio.
Il suo piglio austero non è autarchica negazione d'amore bensì preludio ad un fecondo scontro erotico. Una lunga treccia la rende mitica creatura di confine tra specie, quasi ad annullarle, sottintendendo che la vita è un tutt'uno di ragione e misteriose forze primordiali. Un'apologia del selvaggio, ribollire continuo di creatività disinibita - ma non solo: l'eleganza che l'artista le impone è il simbolo di una intelligenza fine e matura che La donna cavallo ha.
"La donna cavallo" è bella, sulla scia delle donne ritratte dalla Orgnacco. Ciascuna con la sua unicità, nascono tra le mani, raccontano la loro storia, amano un uomo, vivendo quell'attimo per sempre, regalandoci l'ebrezza che ciò sia possibile.
Nicolò Di Toma 2004
Olivia Orgnacco Di Toma e je, par sô indole naturâl e pes carateristichis de sô specializazion operative, une artiste che e pretint de materie che e modele di otignî espressions coinvolzentis e globalizantis. In chestis sôs oparis si cjatin ducj i motîfs di un atent ripensament de propueste tematiche che a van de imagjine dal grant libri tant che “nît” , dulà che si metin dentri i elements tignûts di cont cun cure di dute une realtât storiche vivude dentri, ae rapresentazion afetuose de “tiere” valive de Aupe, sicu puestli che e je stade e li che e je ben presinte la vite umile de cuotidianitât. Che però, grazie ae armoniose delicatece de modelazion e cjape sû un significât simbolic di sprolungjament intal timp e e determine une impression che no si descrif facilmentri di plenece di vite e di discrete, ancje se minime, vincite su la idee dal cori des vicendis umanis sicu “distruzion” e “disfate”. Naturalmentri chest model di sculture a difarence di chê di marmul, su piere o di bronç, a davuelç un discors di sigûr plui intim e riservât, che al fâs pensâ a ambients sierâts e destinâts ae meditazion. E propit in chest sens jê e rive al so fin e je buine di lassâ une olme consistente inte memorie.
Domenico Cerroni Cadoresi 2003
La Terra e il Cielo di Olivia Orgnacco
La terra, l’amore, la coppia , la vita, lo spazio ed il tempo, le cose di tutti i giorni, la fede, l’eterno…Un sipario si apre nel mondo di Olivia, un mondo che è vero, semplice e profondo come il mare che unisce la coppia e come l’amore tenero e sensuale che dura nel tempo, che genera vita, che lega terra e cielo.
Il coraggio di rappresentare una storia d’amore semplice ma non comune, unica e sublime per chi la vive e la racconta, è un esempio per tutti.
La cultura umanistica fa da filo conduttore al lavoro di Olivia che si diverte a fare delle digressioni cogliendo spunti dalla letteratura, dalla vita comune e dal cinema, come Gradisca la cui figura si impernia nel brillante e generoso dono dei fiori e del suo seno.
La rivisitazione della Nike di Samotracia, che si coglie nelle mosse vesti dell’angelo è solo un pretesto per creare un’opera originale e profondamente cristiana: non un angelo vindice e trionfatore, ma il nostro angelo custode, presente e protettivo, dalle morbide ali di piuma ripiegate sul dorso.
I vasi canopi di Olivia perdono il loro lugubre significato tombale e diventano sculture brillanti di figure femminili che guardano lontano nelle quattro direzioni dei punti cardinali, che , simbolicamente, diventano anche i quattro momenti del giorno e le quattro stagioni della vita , sulla quale, al tramonto, cala dolcemente il sipario che chiude una forma di esistenza lasciando la certezza, come il libro della vita, di un ritorno all’eterna Carità rappresentata da tutti quei rossi cuoricini che indicano nell’Amore il senso e la sostanza del nostro terreno passaggio. Letizia Ortica 2000
Olivia Orgnacco Di Toma "Scultura e segno"
La vita di fronte all’inesorabile fluire del tempo, scandito dal susseguirsi delle generazioni e nel continuo rapporto dell’uomo, meglio dell’umanità, con la natura nelle sue immanenze e nei suoi mutamenti .Intorno a questo concetto ruota la produzione artistica di Olivia Orgnacco Di Toma.Terrecotte e disegni nei quali la Orgnacco concretizza momenti e aspetti dell’esistenza umana fermandoli in atteggiamenti, nei quali la tematica dell’arte-metafora si veste ora di squisita tenera poesia, ora di prorompente vitalità compositiva, ora di provocatorio simbolismo.Centro di questa analisi, la donna, colta nel ritmare delle sue stagioni e nella vita di coppia, dalle fantasie di fanciulla ai sogni di giovinetta, dalla consapevolezza della maturità alla saggezza della vecchiaia.Una donna orgogliosa della sua femminilità, gelosa dei suoi sentimenti e insieme sfrontata, fata e strega al tempo stesso, tutt’uno con la natura generatrice.Nel caldo ocra delle terrecotte, la Orgnacco esalta di questa donna soprattutto la parlante gestalità (il blocco unico delle sculture a tutto tondo trova respiro nella leggerezza delle aperture) mentre nei disegni (acquerelli, chine, matite) il colore, dai rasserenanti toni dell’azzurro alle esplosioni dei rossi e dei gialli, imprime forza e significato alle molte allusioni dell’impianto pittorico: il vento fra i capelli, la tenda-sipario, la solare maternità dei grandi seni, il serpentello tentatore, i festoni di frutta e fiori sui larghi cappelli. Vittoria Magno 1996
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